Definizione, principi e vantaggi dell’economia circolare

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Condivisione, riparazione, riciclo: quando la Circular Economy è nata, sembrava avere principi basati solo sull’utopia, invece oggi assume sempre più un’identità tendente alla concreta e completa realizzazione.

In ogni settore della vita, infatti, concetti come l’ottimizzazione delle risorse, la transizione ecologica o la riduzione della pressione sull’ambiente, vengono visti non più come mere teorie, ma come importanti realtà su cui costruire il futuro nella sua globalità.

 

Dalle origini all’evoluzione dell’economia circolare

Nel secolo scorso, all’inizio degli anni 70, qualcuno iniziò a parlare di crescita sostenibile: non è facile risalire al primo di questi “visionari” (allora non sempre definiti tali in un’accezione positiva), ma furono in tanti gli studiosi che presentarono progetti riguardanti la cosiddetta circolarità dell’economia, un modello di produzione e consumo finalizzato al riutilizzo e allo sviluppo eco compatibile.

Per comprendere l’importanza dell’economia circolare bisogna partire dal suo presupposto e confrontarlo con quello tipico dell’economia lineare, che ha sempre dominato i processi produttivi industriali.

La creazione di un modello “additivo” delle risorse, che sostituisca il tradizionale modello “sottrattivo”, implica che le diverse attività di produzione siano orientate verso la promozione di comportamenti che non abbiano come fine ultimo – ed esclusivo – il profitto, ma piuttosto perseguano l’obiettivo del progresso sociale, inteso come beneficio globale e condiviso, basato sul riciclo delle risorse e non sul consumo fine a sé stesso.

 

I vantaggi dell’economia circolare

Di fatto, l’economia circolare non è un concetto astratto, ma è quanto di più reale si possa immaginare e fa riferimento a precisi atteggiamenti, quali:

  • l’abbassamento del prezzo delle materie prime;
  • il risparmio sui costi di produzione;
  • l’ottimizzazione dei consumi;
  • la gestione razionale dei rifiuti.

Tutti questi elementi comportamentali producono, a loro volta:

  • il calo della pressione sull’ambiente;
  • il bilanciamento dei meccanismi di concorrenza e competitività;
  • l’incremento dell’occupazione;
  • l’impulso positivo alla crescita economica;
  • la tendenza all’innovazione.

Per esempio, il paradigma economico circolare viene applicato alla grande distribuzione quando si riduce il consumo di plastica negli imballaggi e si utilizzano materiali di origine vegetale; lo stesso accade nel settore agricolo se si abbandona l’uso di fertilizzanti e pesticidi sintetici, in favore di una scelta che tiene conto del ciclo naturale delle colture e protegge la biodiversità.

Anche la produzione industriale può aderire al concetto di economia circolare: basta scegliere l’opzione di utilizzare componenti rigenerati invece delle materie prime vergini.

 

Le conseguenze della circolarità

Al posto di un flusso produttivo unidirezionale, con un inizio e una fine ben precisi, l’economia circolare prevede la progettazione di beni che durino nel tempo e che abbiano più di una sola vita.

Una volta raggiunto, tale obiettivo porta con sé risultati positivi, come:

  • la diminuzione delle emissioni inquinanti e dei rifiuti;
  • il mantenimento in uso e la rigenerazione dei componenti;
  • il riciclo dei prodotti e il loro riutilizzo;
  • la valorizzazione delle energie rinnovabili.

L’utilità di adottare un meccanismo circolare di produzione è, quindi, di tutta evidenza e le sue potenzialità coinvolgono tutti i settori della vita, migliorandone le condizioni.
Ci si chiede, allora: perché l’economia circolare non è ancora “decollata” e si continua ad adottare sistemi diversi?

In primo luogo perché lo sviluppo circolare impone un radicale cambiamento delle dinamiche di produzione e distribuzione che non può verificarsi in tempi brevi.
In seconda battuta, non si può ignorare quanto l’adozione della circolarità coinvolga praticamente ogni comparto lavorativo e sociale, dai responsabili politici ai ricercatori, dai leader dei vari settori produttivi fino ai consumatori: l’allineamento di tutti questi fattori è un processo impegnativo che richiede il superamento di ostacoli logistici e pregiudiziali.

 

Una soluzione promettente

Negli ultimi anni il concetto di economia circolare, promosso con passione dalle associazioni ambientaliste, ha influenzato l’attività d’impresa e ha ispirato i governi: questi ultimi, in particolare, hanno adottato misure volte a realizzare una significativa ristrutturazione del sistema produttivo e una rivisitazione del concetto di “uso e consumo”.

I primi risultati di quella che può essere definita una vera e propria rivoluzione si possono già registrare: è aumentata la consapevolezza sociale circa la tutela dell’ambiente, si sta progressivamente abbandonando il concetto di consumismo, attraverso un’interpretazione diversa dell’utilizzo delle risorse che guarda al loro trasferimento e alla loro rigenerazione.

Perché si verifichi il passaggio definitivo a un sistema industriale completamente orientato alla riparazione, però, occorre ancora affrontare molte sfide, prima fra tutte quella relativa al ripensamento delle strategie attuali, con l’adozione di una mentalità fondamentalmente diversa.