Il Veneto forse non vorrebbe il riordino del gioco: ecco perche dovrebbe opporsi

Chi ama il mondo del gioco d’azzardo, anche un poco, sa che mai come in questi ultimi tempi si parla di Regioni e degli Enti Locali considerato che la Conferenza Unificata, che si è occupata anche della lista casino online, li ha posti “in prima pagina” per l’accordo sul settore ludico che continua ad essere trattato e mai “concluso e definito”. Particolarmente, si parla di Regioni “ribelli”, come la Lombardia con il suo assessore porta-bandiera della battaglia “no slot, no azzardo”, come la Liguria con il Governatore Toti per essersi ribellata alla Legge Regionale e procrastinato di un anno la concessione delle licenze la cui scadenza avrebbe potuto gettare tutto il territorio in una situazione “economica alquanto sgradevole” e del Veneto -con il suo Presidente Luca Zaia-, che molto probabilmente non “gradisce” l’accordo tra Stato, Regioni ed Enti Locali che dovrebbe concretizzarsi per ristrutturare il mondo del gioco pubblico.

Si sa, altrettanto, che il Presidente Zaia si è sempre dichiarato in prima linea per contrastare il gioco e la sua politica si è sempre mossa in questo senso. Quindi, visto che nei primi giorni di maggio si riprenderanno i lavori in Conferenza Unificata, questa potrebbe essere una sorta di “ultima chiamata” per coloro che si sono sempre adoperati per combattere il gioco d’azzardo (lecito) e per scendere in campo a difendere gli anni di lotta della propria Regione e delle varie associazioni “no slot” e dei tanti Sindaci che si sono esposti per contrastare il fenomeno del gioco dilagato anche sul territorio veneto.

Se si arriverà ad un accordo in Conferenza Unificata, sarà come trovarsi di fronte all’antico “gioco delle tre carte”: da un lato il Governo asserisce che aumenterà le tasse sul settore ludico, ma dall’altro aprirà la possibilità di installare nuove sale slot e agenzie scommesse e da queste due “carte” scaturirebbe la terza, quella di una nuova ondata dell’offerta del prodotto gioco che si concretizzerebbe a discapito dei poteri dei Sindaci che in questi anni, con le loro delibere (a volte anche troppo retrittive), sono stati la vera barriera per contrastare il fenomeno del gioco (pubblico).

Sembrerebbe che il Governo abbia trovato il sistema per imbrigliare il potere dei Sindaci e, praticamente, gli unici che potrebbero fermare “questa opera distruttiva nei confronti dei casino italiani legali” sono i Governatori: basterebbe uno di loro che si opponga in Conferenza Unificata “per far saltare il banco”. Cosa farà Zaia? Ora che i giochi “si fanno duri” come si comporterà il Presidente del Veneto? Si è sempre opposto in ogni modo possibile al gioco pubblico, anche con la durezza delle sue ordinanze: scenderà di nuovo in campo e continuerà con le sue scelte “no azzardo” oppure… seguirà la massa e si accomoderà in tribuna? Bisogna, però, che dichiari il suo intendimento presto: la chiamata “alle armi” è vicina e non si dovrebbe perdere altro tempo!

Zaia è, indubbiamente di fronte ad un bivio: può portare la Regione Veneto ad essere il baluardo contro l’azzardo oppure piegarsi alle logiche di Governo: se si arriverà ad un’intesa nei primi di maggio, si avrebbe una riduzione “formale” dei luoghi di gioco che verrebbero però tramutati in mini casinò non soggetti alle norme locali, liberi di sistemarsi vicino ai famigerati luoghi sensibili che sono stati così studiati e messi in campo in tanti mesi di lavoro dai diversi Comuni veneti. C’è in ogni caso poco tempo per conoscere l’esito della sua posizione…